Annalisa, con il suo ultimo album, ci porta negli anni 80!
Immergersi negli anni 80 cavalcando l’onda del ritmo e di buone intuizioni testuali. È questo e molto altro ancora l’ultimo album di Annalisa, “E poi siamo finiti nel vortice”, vero e proprio tuffo al passato con intuizioni moderne.
Un album che fa comprendere bene la cifra stilistica della cantante nata Savona, finalmente in una dimensione più matura e a tratti spiazzante per il suo stile musicale fatto di pop e ritornelli trascinanti.
Non è che l’album ne sia sprovvisto di grandi incisi, anzi, però si percepisce bene dalle sonorità, che a livello musicale ci sono scelte coraggiose e che dettano una linea ritmica che intinge la sua forza nelle atmosfere prettamente usuali degli anni 80.
E la prima traccia “Bellissima” ha già un assaggio di questa direzione precisa, riuscendo a fondere modernità con il mood più conosciuto di Annalisa: il ritornello trascinante che ti trasporta letteralmente in un’altra dimensione.
E a seguire “Ragazza sola” rende questi concetti di rievoluzione stilistica più determinanti. C’è quell’incipit quasi sussurrato che ci trasporta man mano all’inciso che alza di un’ottava la voce di Annalisa e che rende perfetta la sua intensità vocale.
Con “Euforia” si arriva proprio all’apice della piacevolezza. Un tuffo nel passato, sentendo l’odore proprio dei sintetizzatori, dei ritmi frenetici e scelte retró ma calate bene nello stile pop moderno. È forse la canzone più iconica di questa produzione.
“Mon Amour” – vero e proprio tormentone – e “Rosso corallo” , invece, riportano la cantante su strade più accomandanti forse abbassando di un mezzo livello la qualità della creatività.
A far ritornare in alto il livello ci pensa “Bollicine”, un altro di quel gioielli che gioca tutta la sua magia in sensazioni comuni vissute nel testo sempre protratte al climax musicale sostenuto dall’elettronica che qui trova un suo essere più corposo. Davvero pezzo straordinario.
“Gommapiuma” è il tentativo quasi naturale di riportare l’album in una concezione più moderna. C’è una sorta di equilibrio ritmico per non incidere fortemente un’impronta chiaramente diversa dalle ultime produzioni.
Ma “Aria” ci sbatte nuovamente in quelle fantastiche atmosfere che pretendono ora più leggerezza in un rapporto fra uomo e donna complicato da gestire.
“La crisi a Saint – Tropez” e “Ti dico solo”, pur essendo brani godibili non aggiungono niente alla produzione anche a causa di testi non all’altezza.
“Stelle” è totalmente il contrario, forse preparando il terreno per un nuovo singolo adatto alle radio. Brano con un suo perché e che mette dentro tutte le qualità interpretative di Annalisa.
E infine “Indaco violento”, brano che alza nuovamente il livello proprio quando meno te lo aspetti. Un piccolo gioiello incastonato in un’annata artistica davvero fortunata.
Un album quindi fra i migliori, se non il migliore di tutta la sua carriera che ora prende una direzione ben precisa portando in auge ritmi di più di 30 anni fa ma rivisitando il tutto in chiave moderna. Un lavoro di grande personalità che riesce a dare linfa vitale alla discografia italiana.
Fonte: Quotidiano del Sud