C’erano grandi aspettative per questo, appena concluso, Sanremo 2018, aspettative che al contempo riecheggiavano sui social ancor prima che il Festival iniziasse.
Partiamo da piattaforme come YouTube, dove la musica dei giovani selezionati girava già da diversi giorni per far in modo di essere ascoltati e capiti giustamente non a freddo dal grande pubblico. Un regolamento tuttavia recente rispetto a quando nel 1974 iniziarono ad esibirsi un gruppo di esordienti e il vincitore aveva il privilegio di entrare in finalissima gareggiando contro i Big. Meglio ancora quando ufficialmente fu inserita nel 1984, la sezione “Nuove Proposte”, che vide la vittoria di un giovanissimo Eros Ramazzotti.
Ebbene, piattaforme come YouTube, Facebook, Twitter e altre, hanno nel tempo contribuito alla diffusione dei brani, e in questo modo la realtà giovanile è diventata sempre più “social”.
Ma ora una domanda.
Quante volte siamo rimasti lì sul divano aspettando il Festival?
Sanremo è l’evento che mi rimanda un po’ ad un passato comunque non mio. Mi lega alla tradizione della tv italiana, quando ad esempio le famiglie si riunivano sintonizzate con radio o attorno una tv in bianco e nero, diventando da semplici ascoltatori, spettatori. Negli anni la partecipazione da casa si abbracciava sempre più ad un pubblico che voleva dire la sua passando dal voto sulle schedine del Totip al televoto da telefono fisso e, per finire, alle cronache in diretta sul palmo di una mano, rendendoci sempre più protagonisti.
Vorrei, altresì, soffermarmi su una dinamica molto importante: l’ attaccamento morboso di certa gente verso i suoi artisti preferiti che, grazie al Social, difendono a spada tratta perdendo così la concezione del reale o l’opportunità di passare una settimana in famiglia a rilassarsi con la musica.
Non mi reputo un’esperta in merito, non voglio giustificare né offendere l’euforia di varie persone sui social che ne dicono di tutte i colori per screditare gli artisti che non amano e convincere con i loro commenti… che la loro opinione sia verità assoluta.
Il mio intento è solo quello di sottolineare questo tipo di fenomeno e mettermi a pensare insieme a voi: ma chi è che oggi ha il vero diritto di parlare di musica in italia? Chi è che manda avanti il motore di tutto?
E inizio a pensare che anche io davo per vincenti cantanti come: Max Gazzè, Luca Barbarossa e la coppia Ermal-Moro, ancor prima di aver ascoltato i loro pezzi inediti. Proprio in riferimento alla questione dell’inedito non del tutto “inedito” di Ermal-Moro, per me sarebbe opportuno riformulare il regolamento, facendo in modo di abolire ogni tipo di citazione già pubblicata, onde evitare in futuro altre problematiche simili.
In fondo, però, la vera vittoria di quest’anno è stata di un altro grande cantante italiano: Claudio Baglioni. La sua direzione artistica non ha deluso anche se inizialmente sembrava un po’ impacciato, abituato ad affrontare il grande pubblico affezzionato, suonando e cantando. Ma si è rivelato infine per l’uomo adorabile ed elegante che è in realtà. Generoso e umile anche nella scelta relativa alla conduzione.
Chissà, lancio una provocazione: magari in Italia non eravamo forse più abituati a Festival così musicali, pacati e di gusto.
Per quanto riguarda l’aspetto social: (critiche distruttive, commenti pieni di pregiudizi, astio e spesso senza senso), mi richiedo: ma oggi chi è in grado di poter esprimere un parere che possa considerarsi valido su un mondo tanto esteso come un social? Chi è colui che veramente può giudicare in modo professionale e competente un brano?
Citando una breve risposta ad una domanda fatta proprio durante la conduzione del Festival di Sanremo, all’inizio del nuovo secolo, all’immenso Luciano Pavarotti: “La musica è universale, tutti la sentono. Non hai bisogno di iscriverti all’Università ed essere medico o avere un altro tipo di dottorato per capire se una musica è bella o brutta”.
La musica ha il potere di rimandare a un vissuto personale, intimo: come una scelta in cucina, ove ognuno mangia quel che vuole (che sia Gourmet o Fast Food) e avendo appunto questo profondo legame con la sfera dell’Io, bisognerebbe pensarci ben più di due volte prima di denigrare gli apprezzamenti altrui.
Bisognerebbe semplicemente rilassarsi, rispettarsi e godersi la musica, poiché il suo fine massimo è unire… non dividere!!!
–Serena Scigliano–