Il ritorno di Max è finalmente un ritorno all’altezza! Poco spazio per brani riempitivi e una sorta di concept album che ha come leitmotiv il tempo che passa ma che non terrorizza! Il tutto affidato all’amore, collante vero e proprio fra disperazione e rinascita.
“Qualcosa di nuovo” è il singolo di lancio. Un brano dove, come dicevamo, è l’amore il punto focale del discorso. Un amore che viene tenuto a galla dalla speranza, dalla voglia di scoprire, appunto, qualcosa di nuovo. Musicalmente il brano non sfonda, manca quell’inciso che la renderebbe sicuramente più forte dal punto di vista ritmico.
Con “Non smettere mai” il ritmo invece c’è tutto. Incipit di chitarra acustica per un brano sempre incentrato sull’amore ma questa volta con un riflesso diverso; tutto in tono positivo dove la parte amata è anche e soprattutto il centro dell’universo. Il ritornello è il punto musicale che risalta di più puntando tanto sull’orecchiabilità della strofa ripetuta.
”7080902000” è il manifesto new age di Max. Riprende la musicalità di tanti brani storici e forse, questo immergersi nel passato, rende ogni cosa beatamente al suo posto. J-Ax scandisce il tempo con le sue strofe che sono una summa degli anni che passano e che confermano come ogni generazione abbia i suoi miti, i suoi eroi e i suoi santi. È il brano che forse più di tutti ci riporta agli 883 ma non è un copia e incolla, c’è qualcosa di così vivido e nitido nel testo che non può essere solo un semplice ripetersi.
Con “I ragazzi si divertono”, Max prova a fare un bilancio, sempre con quel tocco malinconico che colora ogni strofa. E questo sguardo viene poi rivolto alle nuove leve, a coloro che stanno vivendo tutto quello che la giovinezza può regalare fra gioie e dolori. Ancora una volta un brano che sta su ma manca il tocco potente che lascia il segno nell’ascoltatore.
“Più o meno o metà” è un bell’esperimento elettronico che però si trascina in taluni punti le stesse tematiche precedenti. Qui il ritornello cerca di elevare la quantità generale della canzone ma più che la musica è il testo a catturare l’attenzione dell’ascoltatore. Si poteva fare di più.
“In questa città” è già il singolo edito da Max che ha ridisegnato il mondo delle canzoni dedicate alla capitale. È una romantica dedica immersa in tutti i pregi e difetti della città di Roma. Ma qui c’è di più: intensità, luoghi comuni che diventano punti di approdo per raccontare sensazioni ed emozioni legate alla città più bella del mondo ma anche piena di tanti perché e di complicati ma. Una dedica onesta e sincera!
“Sembro matto” è un altro tuffo nel passato ma dedicato ad una storia d’amore che perdura nonostante gli anni che si rincorrono. Non è un singolo che sfonda nelle radio forse perché non c’è quella sorta di melodia orecchiabile che funziona oggi basata tutto sul ritornello; ma forse proprio per questo è il brano risulta essere il giusto compromesso per parlare d’amore senza essere troppo scontati. Continua così Max.
“Noi c’eravamo”: senza giri di parole un capolavoro per musicalità, inciso trascinante e un testo con mille sfaccettature che piomba nel passato affrontando varie tematiche che, oggi come oggi, ritornano in modo veemente. Invece di leggere un libro di storia basterebbe ascoltare questo brano per comprendere veramente gli anni 80 e 90. E quell’inciso che non lascia traccia a dubbi o incertezze sulla qualità del brano. Chapeau.
“Siamo quel che siamo” è forse il solo vero riempitivo di un album di qualità. La canzone prende tracce dal passato per guardare per la prima volta veramente al futuro. Musicalmente è un brano che si poggia su un mid tempo tutto elettronico dove anche le strofe rap sono create ad hoc per rompere la monotonia della melodia.
“Il senso del tempo” prova a risollevare le sorti dell’album. Qui ancora in Max d’annata per una canzone che divide i fan. L’inciso questa volta è perfettamente radiofonico, fresco e pieno di sfumature. Il problema che tutto sembra già ascoltato, mancando così di personalità e ricerca musicale ma al di là del giudizio obiettivo, personalmente la canzone è personalmente piacevole. Un po’ come quando per tutti è la più brutta ma per te è la più sensuale!!!
“Welcome to Miami” è la riproposizione di un altro singolo edito. Ecco, l’unico problema è questo: perché non chiudere l’album a 8 tracce di qualità e non inserire vecchi inediti e altre canzoni con una qualità discutibile? Problemi di contratto discografico magari ma da Max, a questo punto della carriera, vogliamo più: scelte coraggiose, senza dare più conto a nessuno, anche perché, Pezzali non ha perso l’ispirazione arrivata soprattutto in questi ultimi due anni.
Album da 7 pieno e se non fosse stato per quei 3, 4 brani di poco conto, l’intero lavoro sarebbe stato da 8 senza nessun dubbio. Comunque sia è un ritorno di livello come non se ne vedevano da anni. Grande Max!