Il nuovo album dei Foo Fighters? Un piccolo gioiello rock!

Il nuovo album dei Foo Fighters..

I Foo Fighters decidono che è arrivato il momento di sperimentare. Si affidano ai loro idoli rock del passato per entrare nelle casse dei loro fans in modo fresco e alternativo. Certo, il marchio di fabbrica non deve certo mancare, e il rock c’è, ma questa volta con sfumature nuove e suoni vintage.

T~Shirt apre l’album proprio un modo inaspettato, una ballata in stile anni 70 che si apre poi in un crescendo di chitarra. E già ci siamo alla grande.

Run conferma l’inizio speciale e devastante dei Foo Fighters 2017. Ancora un inizio soft, un climax musicale che esplode e questa volta lo fa in modo incalzante, hard rock, distruggendo tutto ciò che si trova davanti. Ci si ritrova un brano articolato e molto duro.

Make it right parte più sostenuta rispetto agli altri due brani; i suoni non discostano molto dai due precedenti, ma qui c’è un inciso più radiofonico, e non per questo non va bene. Diciamo che tra i primi 3 è il brano più leggero e facile da digerire per un ascoltatore medio. Ma questo album non punta alle facili comprensione, ecco perché alla numero 4 arriva un capolavoro.

The Sky is Neighborhood è una perla rara, un gioiello rock che parte con la voce di Dave in primo piano, quasi in stile blues. Poi il pezzo si apre, in pieno stile Foo Fighters, trainato da un inciso potente e trascinante. Le strofe sono tutte poggiate sulla batteria e il solito crescendo che stende l’ascoltatore. Questo è uno dei brani più riusciti dell’album.

La Dee Da prova la distorsione elettronica del rock moderno, un piccolo esperimento che non calza alla perfezione ai nostri rocker, capaci di rendersi credibili ma allo stesso tempo di non convincere appieno. Non è brano brutto, è solo che dovete darmi un po’ di tempo per comprendere bene suoni del genere.

Dirty Water ci riporta invece su registri musicali pop, un brano che sembra quasi uscire da un disco diverso. Un altro esperimento che però lascia il tempo che trova, la canzone infatti stenta a decollare, sospesa fra atmosfere sognanti e un’apertura musicale.

Arrows fa ritornare i nostri a suoni più familiari, con il rock a farla da padrone, quel rock aggressivo e incalzante. Non è uno dei brani migliori, ma si inizia a salire adesso.

Happy Ever After sembra uscire da una radiolina folk di fine anni ’50, quasi un proseguo di Dirty Water. I Foo Fighters decidono di allentare la presa ma a volte tutto questo spiazza, ma certo, credo non sia sempre un male.

Sunday rain riporta atmosfere anni ’70, atmosfere di strada, di abitudini sbagliate e orizzonti sognanti. Ancora una volta il gruppo di Dave ci sorprende scegliendo un rock particolare ma che funziona alla perfezione. Ecco quando la sperimentazione alza il livello.

Con The Line arriva il secondo capolavoro accertato dell’album. Partenza trattenuta e chitarre che esplodono nelle strofe successive per poi piantarsi in un inciso da incorniciare dove si rimane estasiati e in preda ad un senso di malinconia che fa a botte con l’energia del brano. Immensi.

E poi Concrete Gold, ah, quante cose si potrebbero dire su questo brano, la canzone che più divide i fans: o la ami o la odi, non può passare inosservata, certo, è un pezzo rock distorto che non si sposa bene con le produzioni precedenti dei Foo Fighters, qua in preda a deliri pinkfloydiani. O si ama o si odia, per quanto mi riguarda lo lo amo, con quell’apertura nel suo inciso spettacolare, uno schiaffo rock degno di nota. Un brano che è la summa di tutto l’album: sperimentazione rock e classici in pieno stile FF.

Un album dove si può apprezzare il coraggio e la voglia di sorprendere, magari non quello che i fans storici si aspettavano ma proprio per questo si comprende bene la loro grandezza musicale: eccoli qua i nuovi Foo Fighters, è proprio il caso di dire: sempre fedeli a sé stessi pur cambiando radicalmente.

Voto 8

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