Sanremo sì o Sanremo no?
Il Festival è pronto a tornare ma ancora non si sa in che modo.
Esclusa l’idea della nave, si va verso l’ufficialità per il mese di marzo e con una capienza dell’Ariston ridotta al 50%. Una scelta che è obbligatoria e necessaria per far svolgere la Kermesse in totale regolarità.
Ma i problemi non sono completamente scomparsi, anzi, in queste ore la rivolta del web e potente e di notevole intensità verso questa decisione.
Sul banco della discussione non c’è la messa in onda del Festival ma la sua apertura al 50% del pubblico in sala.
Molti si chiedono perché l’Ariston dovrebbe riaprire e tutti i teatri italiani no?
Perché per il Festival si può fare l’eccezione e poi per gli altri teatri, invece, ignorare tutte le maestranze e gli attori che sono pronti a ripartire?
“O tutti o nessuno” ci scrive sulla nostra pagina Alessio. Le fa eco Antonia che in un post scrive: “Se apre l’Ariston scendo in piazza insieme alla mia compagnia. È vergognosa un cosa del genere, ma come, loro si e noi no?”
“Siamo nel periodo più buio della storia e i teatri sono chiusi senza nessuna possibilità di riapertura. Adesso vogliono però aprire l’Ariston di Sanremo perché la tv comanda e il Dio denaro dei potenti mette a tacere tutto”, forse è questo lo sfogo più duro, e viene proprio da un ragazzo ventenne di Sanremo. Giacomo ha 21 anni e insieme alla sua compagnia teatrale ha dovuto abbandonare l’idea di un tour in tutta l’Italia che sarebbe dovuto partire oggi.
Ed è notizia delle ultime ore, la proposta da parte della RAI verso le coppie conviventi, per farle partecipare al Festival in sala con ripetuti tamponi e guadagnare così, più posti sulla capienza totale dell’Ariston; questa è l’ennesima trovata bizzarra che si va ad aggiungere alle altre soluzioni che in queste ore, da Via Mazzini, fioccano come neve di gennaio sui Pirenei.
Ma come sarebbe il meccanismo?
Sarà organizzato a segmenti, bolle parallele che non vengono mai a contatto, la produzione, il teatro, il palco, il retropalco e camerini, artisti e discografici, i pochi giornalisti accreditati. Nessuno verrà a contatto con qualcuno”. Artisti e discografici, uno per artista, saranno isolati in albergo e arriveranno dal varco posteriore dell’Ariston a blocchi rigidissimi. Entreranno a step e sul palco solo i cinque più cinque dei blocchi. In presenza dei conduttori, direttori di scena, pochi attrezzisti, uno o due autori. L’orchestra avrà un palco che si mangia, per il distanziamento, parte della platea, “perché ci sono solo 400 figuranti”. Per i camerini, piccoli, e le scale, strette, esistenti, si pensa al Roof Garden che ospitava la sala stampa e alla galleria, chiusa, del primo piano. I pochi giornalisti saranno blindati e distanziati al Casinò, piccolo, o più probabilmente al Palafiori, dove non c’è il problema ascensori. Gestione esterna alle forze dell’ordine secondo ultimo DPCM e zone colorate, rossa probabile intorno all’Ariston perché non vediamo alternative.
Per Sanremo, in Rai, non esiste un partito politico del no, infatti, la tv di Stato difficilmente rinuncerà a tutti gli introiti che equivalgono a quasi 50 milioni di euro.
Insomma, anche il mondo della musica extra Sanremo, punta il dito su questa decisione che sembra quasi ufficiale. Diciamo “sembra”, perché l’ultima notizia è proprio quella di un clamoroso annullamento per via del pensiero di Amadeus, ormai consolidato, del pubblico in sala, infatti, dalle ultime disposizioni, sembrerebbe che esso non potrà avere il privilegio di essere all’Ariston. La situazione è in evoluzione di ora in ora.
Riaprire il teatro per il Festival oppure è giusto che la legge sia uguale per tutti?
A voi, come sempre, l’ultima parola!