Quando Mannarino decide di presentare un nuovo brano lascia parlare veramente la musica e mai la campagna pubblicitaria che ne potrebbe derivare da essa. È un purista Mannarino, uno che quando scrive riesce ad esser così vicino agli ultimi che ogni sua parola è come se fosse un testamento per i più deboli.
“Cantarè” è l’ennesima testimonianza della sua grandezza, di quel canto fatto di reazione e rabbia verso i padroni, di interminabili notti di lotta e ribellione soppresse nel sangue dei desideri della povera gente.
È il brano dei giorni passati che si ripetono in quelli moderni, come se quelle dinamiche fossero una stagione dell’odio che va avanti senza interruzioni.
Arriverà il giorno che anche i potenti canteranno dalla paura, che sull’assenza del loro coraggio nascerà un mondo diverso, più egualitario e meno divisivo… oserei dire meno dispersivo.
E intanto la musica di Mannarino risuona forte fottendosene delle classifiche.
E intanto “Cantarè come canta un cieco”!
Ritmo, testo di spessore, climax musicale perfetto per muovere infine il piede e tenere il tempo come se non ci fosse più un domani. La voce sopra ogni sopruso!!!
IlFolle