“Amore che torni” dei Negramaro: un album di livello che convince… ma non del tutto.

È un ritorno elettronico e altamente pop quello dei Negramaro con “Amore che torni”. Un album diviso a metà fra brani di alto livello creativo e altri che stentano a decollare forse ingabbiati da scelte artistiche troppo simili tra loro.

Nella prima parte e cioè nei brani di alto spessore, è impossibile non menzionare il singolo d’uscita: “Fino all’imbrunire”, un pop elettronico che emoziona, scava dentro e arriva dritto al cuore anche grazie ad un testo fra i più ispirati.

“Ridammi indietro il cuore” è un altro colpo da 90, un mid-tempo che si stampa in testa senza mai perdere d’intensità.

Da inserire anche “New York e Nocciola” fra i brani più riusciti. Ritmo avvolgente, un quotidiano raccontato con estrema semplicità e disarmante facilità di composizione testuale.

“Mi basta” è un altro mid-tempo che poggia tutto su un testo intimo dove ogni fans potrà vedere una parte di sé. Un riflesso musicale che diventa eccellenza creativa.

“Amore che torni” risulta essere la canzone potenzialmente più forte ma castrata da un vero e proprio inciso che, nella costruzione del brano, era essenziale per farlo decollare. Rimane comunque sia, uno dei migliori pezzi e anche molto radiofonico.

Ecco, il problema di questo album è che dalla traccia numero 6, i Negramaro tirano fortemente il freno a mano. Lo fanno con brani come “La chiave, le virtù e l’arroganza”, una sorta di rock elettronico che rimane fermo in un limbo temporaneo fra sound ispirati agli esordi e giochi elettronici contemporanei esagerati.

“Per uno come me” fa ritornare il gruppo alla semplicità musicale, ma è una traccia quasi castrata per la mancanza di un vero e proprio cambio di ritmo.

“L’anima vista da qui” invece rientra fra i brani più riusciti. Una ballata che emoziona, lascia senza fiato e porta l’ascoltatore in un mondo alternativo. Il testo non è molto ispirato ma qui a farla da padrone è la musica: un lento che dolcemente alza i ritmi nell’inciso che diventa sognante… e da pelle d’oca.

“Pezzi di te” è un vero e proprio brano riempitivo che non aggiunge nulla all’album. A volte si sente la mano forzata della composizione, forse se i Negramaro si fossero fermati a 8 tracce avrebbero regalato alla discografia italiana un vero e proprio capolavoro.

E invece si continua con brani come “La prima volta”, quasi copia e incolla di vecchie composizioni che non riescono ad avere la stessa intensità e bellezza delle prime tracce dell’album.

“L’ultima volta” è un altro tentativo di rock elettronico finito male. In quest’album i Negramaro decidono di appendere le chitarre elettriche al chiodo e giocare di elettronica: in questo pezzo veramente invadente e inutile. Uno dei peggiori brani dell’album.

“Ci sto pensando” è un brano che alza invece il livello con un testo eccezionale che mette a nudo l’anima di chi racconta la storia. Una canzone onesta e sincera che viene accompagnata da un lento avvolgente. Una fine poetica, dolce e di gran classe. Qui siamo dinanzi ad un capolavoro quasi sottovalutato, non certo un brano radiofonico ma proprio per questo il brano da incorniciare.

I Negramaro arrivano quasi al loro capolavoro discografico ma rovinano tutto con brani riempitivi farciti da tantissima elettronica e con testi sorprendentemente sotto la media. Le esigenze discografiche forse hanno portato alla costruzione di un album con 12 tracce, in questo caso troppe per avere tutte un loro perché.

Alla fine questo è un album che alterna piccoli capolavori a brani mediocri. Le musiche sono prettamente pop senza la minima traccia di rock, una scelta precisa, forse frutto dei tempi.

E allora va bene così. Alla fine “Amore che torni” è un bellissimo album con qualche caduta di troppo ma pur sempre un album da rispettare. Un album che ascolterò e che porterò nella mia playlist.

 Voto 7.5

Davide Beltrano IlFolle

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