Il nuovo album di Giordana Angi!

L’album di Giordana, VOGLIO ESSERE TUA, ha un suo perché, e già di questi tempi è una notizia. È un album che si mescola tra mid-tempo che toccano varie tematiche importanti e ballate struggenti nelle quali Giordana mette dentro il meglio di sè.

Si apre con Alberto Urso in uno dei brani più riusciti: “Oltre il mare”. Un inno all’amore, alla vita che lo insegue, agli ultimi, a coloro che credono ancora che possa esserci una speranza concreta in questo mondo. La voce di Alberto è la scelta perfetta per far decollare il brano in un inciso che rimane in testa, ti penetra dentro attraverso un mix di sensazioni positive.

“Stringimi più forte”, alla numero due, è la ballata perfetta, lo è per una serie di motivi: canzone orecchiabile ma di qualità; la voce di Giordana graffia l’anima grazie anche ad un testo ispirato; un mid-tempo particolare che ti porta in ritmi bassi per poi esplodere man mano dolcemente. Insomma, la canzone perfetta che apre nuovi orizzonti nella carriera della Angi.

“Le 4 di Milano”, è un altro grande brano che va alla ricerca dei ricordi. Si va indietro nel tempo pensando a quello che poteva essere. I dubbi vanno a scontrarsi con un’anima guerriera che ora cede il passo alla nostalgia. Forse la canzone più malinconica trainata da un inciso potente e già pronto per le radio.

Alla numero quattro la tracklist “Voglio essere tua” . Ballata d’amore, una dedica fatta col cuore alla persona amata; lasciando tutto da parte, ogni incertezza qui scompare per il desiderio di vivere una storia intensa, e se poi fosse solo per un notte poco importa. Qui c’è bisogno di emozioni, sensazioni giuste per vivere la vita con gioia ed entusiasmo. E allora Giordana canta l’amore oltre ogni ostacolo, per sentirsi bene, per continuare a credere in questo mondo.

Ecco, l’album fino a qui non commette errori. Ogni brano è incastonato in un percorso artistico di livello.

Con “Ti vorrei adesso” e “Lola”, Giordana fa ballare chi l’ascolta. Ma i due brani risultano essere una pausa dalla sua naturale qualità. Quasi esperimenti pop che provano a graffiare attraverso suoni più spinti e incisi pronti anche per futuri remix, “Lola” ne è l’esempio più concreto. Ma il tutto risulta poco convincente, o almeno, certamente, al di sotto dei primi quattro brani.

E allora quando pensi che l’album stia andando verso un verso sbagliato, arriva “Pronti a giudicare”. Pianoforte ad introdurre. Situazione intima dove la voce di Giordana poggia sui suoi splendidi bassi. Una storia finita male che lascia strascichi evidenti e pone nuove domande. C’è dentro tanto rammarico e quella sofferenza che si vive da soli, nei propri angoli di silenzio, fra ansie e il panico che ti divora. Esser soli e la consapevolezza che la forza va trovata dentro se stessi. Una guerra interiore che ci plasmerà per sempre. Ecco perché questa non è una semplice canzone d’amore ma una canzone di resistenza! Siamo su vette altissime.

Con “Paura di morire non ne ho”, si alzano nuovamente i ritmi. Un canto all’autodeterminazione, al volere andare avanti sempre e comunque. E paura di morire Giordana non ne ha perché c’è tutto da guadagnare e nulla da perdere. La libertà sopra ogni cosa, la libertà sopra se stessi. L’anima più combattente di Giordana viene fuori e lo fa con decisione e piglio da vera dura! Il brano non è del tutto convincente, forse per un testo che va a ripetersi troppo facilmente in alcuni punti. Ma siamo sicuramente su un livello sufficiente.

“400 proiettili” è un altro di quei brani che evidenziano le qualità vocali eccelse della Angi. Un’altra storia d’amore finita, e la sensazione di sentirsi come un fazzoletto nel vento, una metafora che rende giustizia a quella sensazione di solitudine che porta una relazione finita. Qui il tutto viene raccontato attraverso un mid-tempo che sale di giri con il passare del tempo. E Giordana qui gioca sulle parole accostandole a sprazzi di quotidianità, come quando rende più dolci 400 proiettili rispetto a questa storia finita così male. La felicità era lui, o lei, e adesso non c’è più. Adesso vuoi o non vuoi, devi fare i conti con quello che sei e quello che soprattutto… vorrai essere.

E si chiude con “Encore”. Canzone in francese e ballata che spacca il cuore in due. C’è forse per la prima volta disperazione, un’intensità vocale che lambisce il confine della ragione. Giordana si porta addosso tutti i segni delle sue cicatrici, e a fare più male non sono quelli ma i fotogrammi della sua passata storia personale. Pianoforte e voce che arrivano a prenderti l’anima in quell’inciso rabbioso, di stomaco. Chapeau.

Un album, che se si fa eccezione per due episodi discutibili, risulta essere di livello con qualità musicale e compositiva che non lascia indifferenti.

Giordana si ritaglia un posto importante nel cantautorato femminile italiano.

È l’album già della consacrazione, con alcuni singoli pronti per le radio ma altri, e questo è più importante, pronti a rimanere nel tempo.

Nelle ballate si riscopre la Giordana più intima, forse quella che rimane di più dentro.

Complimenti Giordana, questo non è un album di passaggio ma di netta permanenza!!!

IlFolle

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