Dino Vitola Management

L’ultimo album di Danilo Sacco: onesto e potente!

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Gardè è un album da ascoltare in cuffia…

Gardè è un grande album. L’ultima fatica di Danilo Sacco riesce a fotografare la realtà in modo chiaro e onesto. Perche quando si ascoltano le canzoni di Danilo, la parola che ruota intorno all’ascoltatore è proprio l’onestà. Onestà verso gli altri ma soprattutto verso se stessi, rimanendo coerenti con le proprie idee e i propri valori.

Questo concetto importante non è svincolato dalla qualità prettamente musicale. C’è del rock in questo album ma anche favolose ballate tutte al “naturale”, senza elettronica o sequenze che potrebbero strizzare l’occhio alle mode musicali vigenti.

Danilo Sacco non ha compromessi, canta oggi quello che veramente vorrebbe cantare. E lo fa con energia come in “Amico mio“, botta di adrenalina pazzesca che ha come centro nevralgico: la voglia di andare! Oppure in Gardè, vero e proprio monito ad una vita migliore dove non esistono differenze. E ci sono le ballate struggenti come Ciao vecchio amore mio, una sorta di lettera d’addio molto ispirata. C’è anche l’amore meno sofferto come Sarò qui per te e una dedica in musica ad un figura folle del calcio mondiale: Best.

Gardè è un album che rimane in piedi anche negli altri brani, perché c’è quella netta sensazione di ascoltare una persona credibile dall’altra parte, un amico di cui fidarsi.

E allora ci si butta dentro a Vedrai, rock elegante e dal grande impeto; l’elegante Rosa violata, uno testi più belli dell’inteno album; Jesse e Lutz, storia d’amicizia in una Berlino nazista; il mid-tempo di Io vivo ancora che dà una senso forte di positività; e poi La lunga strada, leggermente sottotono rispetto alla qualità degli altri brani. E poi c’è lo sguardo critico alla società di oggi che spiega le ali in Una nuova Babele e il racconto quasi cinematografico di New York 1911.

Gardè è il grido esistenziale di Danilo Sacco, un album perfetto per i live e che trova manforte nelle critiche positive dei suoi seguaci. In fondo, il Capitano è sempre il Capitano!

IlFolle

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